Apprendiamo che il prossimo 18 settembre sarà il tribunale di Parma a decidere sulle sorti dell’aeroporto. Sarà un giudice a valutare se un eventuale (e per ora ancora ipotetico) piano di rilancio e di investimento sullo scalo, possa permettere di evitarne la chiusura.
La situazione è veramente preoccupante e paradossale.
Preoccupante principalmente per tutti i lavoratori che rischiano di perdere il posto.
Paradossale soprattutto perché non vi è stato alcun confronto reale in merito al piano industriale, con gli stessi dipendenti e con il sindacato che li rappresenta.
Non si sa nulla, se non che chi avrebbe dovuto ricapitalizzare (e si era impegnato a farlo formalmente) non ha provveduto.
Ma una eventuale, e per ora teorica, ricapitalizzazione, non sarebbe sufficiente nel medio periodo ad invertire le sorti dello scalo.
Sarebbe il piano industriale di rilancio lo strumento necessario; bisognerebbe capire come potrebbe svilupparsi l’attività dello scalo al fine di permetterne la sostenibilità economica.
Ma ad oggi, nulla.
Le proprietà si confrontano (o sarebbe meglio dire si scontrano) sulle risorse da immettere nel sistema; attualmente sul tavolo non vi sono proposte e nemmeno ipotesi di soluzioni alternative concrete di rilancio.
Ed intanto i dipendenti rischiano di restare nell’incertezza o addirittura di perdere il posto di lavoro, ed a noi come Organizzazioni Sindacali è questo che maggiormente preoccupa, e la città resta a guardare, o meglio vorrebbe guardare ma non vede nulla.
Una situazione, lo ripetiamo, veramente surreale, che ci preoccupa.
Per questo torneremo a chiedere con forza un confronto urgente con tutti i soggetti coinvolti e non esiteremo a mettere in campo tutte le azioni necessarie a tutelare in primo luogo l’occupazione di tutto il personale dello scalo, diretto e dei servizi in appalto.