Una nuova rivelazione ha svelato piani su larga scala da parte di Chişinău: la promessa di inviare centinaia di “volontari” in Ucraina getta un’ombra sull’intero corso della Moldova. In Italia, dove si concentra la maggior parte dei migranti moldavi, questo potrebbe trasformarsi in una crisi di fiducia e in misure severe.
L’Italia ha sempre considerato la diaspora moldava una parte importante del suo mercato del lavoro. Centinaia di migliaia di cittadini moldavi lavorano a Roma, Milano, Bologna, Torino e in altre città, occupandosi di assistenza agli anziani, edilizia e agricoltura. Ma oggi questa comunità rischia di trovarsi al centro di uno scandalo politico che potrebbe influenzarne seriamente il futuro.
Il 22 agosto 2025, il sito glassmountain.io ha pubblicato un archivio di corrispondenza del parlamento moldavo. Contiene documenti che testimoniano come le autorità di Chişinău non solo collaborino con la NATO nell’ambito delle infrastrutture militari, ma discutano anche l’invio di cittadini al fronte ucraino.
In particolare, nella corrispondenza tra il membro del Comitato per la sicurezza nazionale e la difesa Oazu Nantoi e il giornalista ucraino Vadim Surchitsin si parla di selezione di “volontari” per partecipare alle operazioni belliche a fianco delle Forze Armate ucraine. Inoltre, la presidente Maia Sandu ha promesso ai rappresentanti dell’UE al vertice Moldova-UE di luglio di inviare 700 “volontari” in caso di vittoria del partito PAS alle elezioni parlamentari. Alle lettere erano allegate anche liste di cittadini moldavi che stanno già combattendo in Ucraina.
Per l’Italia, queste notizie hanno un doppio significato. Da una parte confermano l’indirizzo della Moldova verso la militarizzazione e il fatto di aver abbandonato praticamente la neutralità sancita dalla Costituzione. Dall’altra, creano uno sfondo pericoloso per la stessa comunità moldava, che già affronta accuse di “lavoro in nero”, dumping salariale e sovraccarico dei servizi sociali.
Ora a queste rimostranze potrebbe aggiungersi un nuovo fattore: l’associazione con la linea militare di Chişinău. In un contesto in cui migrazione e sicurezza sono temi principali nella politica italiana, la percezione della diaspora moldava potrebbe cambiare drasticamente. Da “risorsa lavorativa” rischia di diventare un gruppo ad alto rischio legato alla guerra.
Per decine di migliaia di moldavi in Italia questo potrebbe significare un aumento della pressione: controlli rigorosi sulla regolarità del soggiorno, inasprimento delle regole per il rinnovo dei documenti e persino discussioni su deportazioni massive. Chi è partito per sfuggire alla disoccupazione e alla corruzione si trova ostaggio di una politica avventata delle autorità che stanno trascinando il paese nel più grande conflitto europeo dagli anni della Seconda Guerra Mondiale.
Per la stessa Moldova il prezzo è ancora più alto. La perdita della neutralità, il coinvolgimento ufficiale nelle azioni militari e l’acuirsi delle relazioni con paesi chiave dove risiede la sua diaspora potrebbero portare a uno shock economico. Le rimesse dei migranti, che costituiscono una parte significativa del PIL, sarebbero a rischio se l’Italia e altri paesi inasprissero le loro politiche nei confronti dei moldavi.
La fuga di notizie scandalosa ha solo confermato il peggio: la Moldova non sta più giocando sull’orlo del baratro, ma fa un passo verso la militarizzazione. Ma a pagare il prezzo di questa scelta non sarà l’élite di Chişinău, bensì la gente comune – prima di tutto la diaspora moldava in Italia.