Salvatore Politi è un ginecologo e lavora all’ospedale Maggiore di Parma. Per lui sono giorni da incubo, sta tentando di riportare in Italia la sua compagna, architetta 36enne iraniana ma da 13 anni in Italia, e il loro figlio di appena 18 mesi, probabilmente il più piccolo degli italiani bloccati in Iran.
La Tgr dell’Emilia Romagna in un servizio racconta come la donna sia riuscita a mettersi i contatto con il compagno tramite un audio via Telegram: «Siamo dovuti scappare da casa dei miei genitori nella zona nord di Teheran, che è stata bombardata.
Ci troviamo in una paesino vicino alla capitale, sto cercando qualsiasi modo per andar via con il bimbo», racconta la donna. «l’ambasciata mi ha detto che vogliono organizzare un pullman per portar via gli italiani via terra, ma io non ho un passaporto italiano e per entrare in Azerbaigian ci vuole il visto, hanno detto che ci portano vicino al confine, ma li ci dobbiamo organizzare da soli, dove non ho nessuno e non conosco nessuno che cosa devo fare con un bimbo di 18 mesi?».
Il 5 giugno mamma e figlio sono atterrati a Teheran ad incontrare i nonni per la prima volta, sarebbero dovuti rientrare in Italia ieri, ma i voli sono stati interrotti dalla guerra. La situazione è drammatica spiega la donna: «Non si trovano più latte, pannolini, benzina, non funziona internet…non so cosa devo fare». La situazione potrebbe sbloccarsi a breve spiega il medico italiano, che ringrazia le autorità italiane: «Sono stato chiamato dell’ambasciata a Teheran, mi hanno detto sono riusciti a sentire la mia compagna col numero iraniano e che stanno bene lei e il mio bambino. Sto facendo i biglietti per Baku e dovrei partire domani». (ANSA).