Avvelena e stermina una colonia felina con crocchette ripiene di antigelo: denunciato un uomo

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In considerazione dell’aumento delle segnalazioni di ritrovamento di presunti bocconi avvelenati in aree urbane ed extra-urbane, l’impegno dei Carabinieri Forestali nella lotta all’uso del veleno contro la fauna e gli animali domestici è andato progressivamente intensificandosi, anche grazie all’impiego delle Unità Cinofile Antiveleno (UCA).

Nelle ultime settimane sono stati numerosi i controlli e gli interventi di bonifica eseguiti in tutta la provincia dai Carabinieri Forestali di Parma con il supporto dei cani antiveleno, volti a verificare le tante segnalazioni ricevute dalla cittadinanza e dai servizi veterinari.

A seguito di una recente attività investigativa i militari del NucleoCarabinieri Forestale di Salsomaggiore Terme hanno denunciato un uomo, il quale veniva ritenuto il presunto responsabile dellasparizione di numerosi gatti facenti parte di una locale colonia felina. 

La drastica diminuzione degli animali è stata verosimilmente collegata dai militari, ad un avvelenamento avvenuto mediante la reiterata somministrazione da parte del soggetto di crocchette per gatti contaminate da liquido antigelo per veicoli a motore.

Questo prodotto sintetico, incolore e inodore, contiene al proprio interno un composto chimico denominato glicole etilenico, che risulta estremante letale per gli animali che lo ingeriscono.

Anche in questa circostanza la sospetta esca avvelenata destinataai gatti è stata individuata dal cane antiveleno Freddy in dotazione ai Carabinieri Forestali del Nucleo Parco di Bosco di Corniglio (PR). Le successive analisi di laboratorio eseguite dall’Istituto Zooprofilattico sui campioni di mangime prelevati hanno confermato la presenza della sostanza tossica sopramenzionata.

I Carabinieri Forestali precisano che le vittime di esche avvelenate sono spesso sia esemplari di fauna selvatica che animali domestici. Inoltre, essendo il veleno uno strumento non selettivo, il suo uso determina vittime-bersaglio (generalmente cani, gatti e carnivori selvatici quali volpi e lupi) e vittime “collaterali”, alle quali non era destinato il veleno ma che si sono cibate di bocconi e/o di carcasse avvelenate. 

Diverse le motivazioni che possono essere alla base di questa pratica illegale e pericolosa: i bocconi avvelenati vengono usati in zone rurali dai bracconieri per eliminare i predatori delle specie cacciabili, o con l’idea di difendere colture e bestiame da cinghiali, volpi e lupi; tuttavia, in aree urbane e periurbane, spesso gli obiettivi sono cani e gatti, per lo più in conseguenza di contrasti di vicinato.

In ogni caso, le ripercussioni dell’uso dei bocconi avvelenati spesso vanno ben al di là delle finalitàdell’avvelenatore e possono risultare pericolosi anche per l’uomo, essendo spesso le esche preparate con veleni, come topicidi, lumachicidi e prodotti fitosanitari.

Occorre sensibilizzare profondamente la coscienza di tutti, in quanto l’utilizzo di bocconi avvelenati è illecito, oltre che pericoloso; sono infatti previste specifiche sanzioni penali stabilite dalla legge n. 157 del 1992 (reato di caccia con mezzi non consentiti) e si configurano inoltre, a seconda dei casi, ulteriori ipotesi di reato previste dal Codice Penale e dalla normativa che tutela gli animali d’affezione. Un’Ordinanza del Ministero della Salute su “Norme sul divieto di utilizzo e di detenzione di esche o di bocconi avvelenati” stabilisce una serie di compiti e di competenze in capo ai medici veterinari, agli Istituti zooprofilattici sperimentali, ai Prefetti, ai Sindaci ed ai produttori di fitosanitari e sostanze pericolose.