Sepolti i due bimbi di Chiara Petrolini. La madre assente al rito nel cimitero di Bannone

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Nel cimitero di Bannone, si è svolta in forma privata la sepoltura, con benedizione, dei due neonati trovati senza vita nel giardino di una villetta a Vignale, nel comune di Traversetolo.

La madre, Chiara Petrolini, 22 anni, indagata per duplice omicidio e soppressione dei cadaveri, non ha partecipato alla cerimonia. Attualmente agli arresti domiciliari, dopo che la Cassazione ha accolto il ricorso della sua difesa contro la detenzione in carcere disposta dal tribunale del Riesame a ottobre, la giovane non era presente. L‘ex fidanzato della ragazza, padre dei neonati, ha preso parte alla cerimonia, accompagnato da familiari e amici. La funzione religiosa è stata officiata da padre Antonio Ciceri, parroco del paese.

La Procura di Parma ha recentemente concluso le indagini, con l’aggravante della premeditazione. La giovane madre è accusata di aver pianificato l’omicidio dei suoi figli, Domenico e Angelo. Il primo neonato, nato il 12 maggio 2023 e ritrovato lo scorso settembre, e il secondo, partorito il 7 agosto 2024 e trovato due giorni dopo, sono stati seppelliti nel giardino della villetta di famiglia.

Secondo gli inquirenti, la premeditazione è emersa da una serie di comportamenti della ragazza, che durante la gravidanza avrebbe adottato uno stile di vita incompatibile con il benessere del bambino. Chiara avrebbe infatti nascosto la gravidanza a amici, parenti e al suo fidanzato, continuando a fumare, bere alcol e consumare marijuana anche durante la gestazione. Inoltre, non si sarebbe sottoposta a visite mediche e avrebbe cercato informazioni online su come nascondere la pancia, accelerare il parto e indurre un aborto, oltre a informarsi sulla decomposizione dei corpi. Il neonato sarebbe stato poi ucciso, con il cordone ombelicale tagliato senza l’intervento dei soccorsi, lasciandolo morire dissanguato.

Per quanto riguarda il bimbo nato a maggio 2023, gli inquirenti sostengono che la giovane avrebbe potuto gestire in modo responsabile la gravidanza e il parto, ma avrebbe evitato di recarsi in ospedale sia durante il travaglio che dopo la nascita, mantenendo comportamenti simili a quelli osservati durante il secondo parto. Questi elementi hanno portato all’aggravante della premeditazione da parte della Procura di Parma.