In tre anni la popolazione carceraria dell’Emilia-Romagna è cresciuta di 500 detenuti. In pratica si è aggiunto un carcere in più, virtuale. Ovviamente coi limiti strutturali delle carceri ‘vere’ che rimangono e anzi tendono ad aggravarsi. Un esempio su tutti: “Secondo i miei calcoli un detenuto su tre ha passato l’inverno senza riscaldamento e senza acqua calda”, spiega il garante regionale dei detenuti, Roberto Cavalieri, che oggi ha fatto il punto sulla situazione dei penitenziari regionali accanto ai colleghi dei vari capoluoghi nominati dai rispettivi municipi. Parla di un “notevole aumento del sovraffollamento della struttura” anche la garante di Parma Veronica Valenti. In un settore di quel carcere, peraltro, 12 detenuti sono stati indennizzati per intervento della magistratura, a causa delle condizioni della struttura.
Presente il numero uno dell’Assemblea legislativa, Maurizio Fabbri, secondo cui occorre “dare un segnale che anche per l’Assemblea quello del carcere è un tema assolutamente importante. Quello che vorremmo – aggiunge – è che le voci dei nostri garanti venissero ascoltate. Non dobbiamo dimenticare quello che accade nelle nostre carceri”. Il problema numero uno indicato dai garanti resta quello del sovraffollamento, ma ad aggravare le condizioni nelle strutture di pena c’è anche l’altro annoso problema della carenza di lavoro, a cui si aggiunge la cronica scarsità di molte figure professionali necessarie, dai mediatori agli psicologi. “Quando si sente parlare di autolesionismo, di risse, di traffici all’interno delle carceri – dice Cavalieri – ebbene questi sono sintomi di un malessere della popolazione detenuta che non ha più un orizzonte di speranza”. Cavalieri non esita definire il carcere “peggiore” della regione quello di Piacenza, dove “non ho visto nessun inserimento al lavoro esterno di detenuti in tre anni. Non è accettabile che questo non avvenga”.
“Muffa e topi” sono problemi ben noti nel carcere di Reggio Emilia, come segnala la garante Francesca Bertolini, mentre Modena fronteggia la presenza di sezioni femminili, “sex offender”, cioe’ autori di reati a sfondo sessuale, in un contesto di sovraffollamento, come segnala la garante Laura De Fazio. Infine, il carcere di Rimini, che al netto del “picco” di ingressi durante la stagione estiva, della tossicodipendenza diffusa e degli psicofarmaci, “aleggia la speranza”, come evidenzia il garante Giorgio Galavotti, per l’eta’ media bassa e le condizioni nel complesso relativamente migliori rispetto alle altre strutture dell’Emilia-Romagna.