La Regione Emilia-Romagna si posiziona, con un dato di mortalità sul lavoro superiore alla media nazionale, nella zona arancione, quella che identifica le regioni con rischio di mortalità sul lavoro definita “preoccupante”.
Da gennaio a settembre 2024 a Parma e Provincia si contano 8 morti, l’ultimo dei quali, in ordine cronologico, Gerardo Carnovale, deceduto cadendo da un tetto domenica scorsa, ai quali si aggiungono almeno 3 incidenti gravi sul lavoro.
Tutto ciò con un dato in continuo aumento negli ultimi due anni ed un trend in peggioramento anche nel 2024.
I settori maggiormente colpiti sono quello edile, trasporti e facchinaggio, ma in realtà nessun settore, purtroppo, è immune.
Chi lavora in appalto e subappalto è maggiormente a rischio, perché in questo meccanismo è più facile eludere le regole, prevale il “fare presto” rispetto ad appalti e subappalti che puntano sul ribasso ed il ribasso, oggi come ieri, si concretizza sui lavoratori e sulla loro sicurezza, con esiti che sono tragicamente davanti ai nostri ochhi.
Oggi manca la volontà politica di formare una cultura diffusa del valore del lavoro sicuro che permetta alle persone di tornare a casa e di non morire di lavoro.
Esistono e sono operativi protocolli in materia di legalità e sicurezza ed altri, da tempo fermi, se agiti potrebbero aiutare al raggiungimento degli obiettivi di salute, sicurezza e dignità del lavoro che ci sono consegnati dalla Costituzione.
Auspichiamo che vengano colte, dalle autorità in primis, le occasioni di percorsi sinergici tra organizzazioni sindacali e parti sociali per invertire questa deriva.
Per queste ragioni abbiamo richiesto nella giornata di giovedì 14 novembre un incontro al Prefetto in occasione del presidio che unitariamente è stato organizzato davanti alla Prefettura di Parma proprio per chiedere di impegnarci insieme, in modo attivo e sinergico, superando il senso di impotenza che ci prende di fronte a tragedie che, anche nella nostra Provincia, si ripetono con una frequenza non più accettabile.