Si è presentata dai carabinieri, sabato mattina, Chiara Petrolini. Poi è stata sottoposta ai domiciliari e condotta in una comunità protetta.
Perché prima di tutto avrà bisogno di aiuto, sostegno, appoggio.
Un dramma umano, per i due bambini che non hanno potuto vedere il mondo, per la famiglia della ragazza, inizialmente indagata poi scagionata, per un giovane fidanzato che suo malgrado si è trovato a dover rinunciare alla paternità senza saper nulla.
“Una ragazza difficilmente decifrabile e che da oggi dovrà prendere maggiore coscienza di ciò che è stato e ciò che sarà ” – dicono gli inquirenti.
Mentre emergono altri dettagli. Il secondo bimbo ucciso, il primo trovato, sarebbe stato tramortito con un colpo al capo. Poi avvolto in una salvietta gialla, messo in un sacchetto e sepolto.
“Volevo tenermelo vicino” avrebbe detto Chiara che aveva scelto di scavare un buco vicino alla sua cameretta.
L’altro feto invece, quello sepolto un anno prima, scoperto grazie a intercettazioni ambientali, al racconto della madre di una copiosa emorragia della giovane un anno prima, e alle ricerche online della giovane, era in un angolo nascosto del giardino.
Su come sia morto, dovrà dirlo l’autopsia. Ma resta l’incubo di una ragazza per bene, di buona famiglia, con amici e un compagno, che ha scelto un tunnel tremendo fatto di morte e incubi.
Quelli non li risolverà nessuna autopsia.