C’è un fermo per la morte della 70enne indiana deceduta a Polesine Zibello lo scorso 4 agosto. Le indagini serrate, condotte per 36 ore dal Pubblico Ministero e dai Carabinieri del Comando Provinciale di Parma, hanno portato all’arresto di R.B., cittadino indiano classe 1974, figlio della vittima. L’uomo è accusato di omicidio pluriaggravato, un delitto che si ritiene maturato dopo una lunga serie di violenze, soprusi e sopraffazioni subite dalla donna.
La vicenda ha avuto inizio il 4 agosto, quando, intorno alle 8:15 del mattino, un’ambulanza del 118 è intervenuta a Polesine Zibello su richiesta dello stesso figlio, che aveva segnalato un malore della madre in casa. Data la gravità delle sue condizioni, è stata allertata un’eliambulanza che ha trasportato la donna, in stato comatoso, all’Ospedale Maggiore di Parma. Qui, nel primo pomeriggio, la 70enne è purtroppo deceduta a causa di “emorragia cerebrale con segni di traumatismo esterno”, come comunicato dalla direzione sanitaria dell’Ausl di Parma alle 18:30 circa.
Fin da subito, sul corpo della donna erano visibili lividi evidenti sulla guancia sinistra e su entrambi gli arti superiori, oltre a un occhio nero e un taglio. Interrogato sulle origini di queste lesioni, il figlio aveva dichiarato che la madre era caduta circa due settimane prima. Tuttavia, una TAC effettuata in ospedale aveva evidenziato un’emorragia cerebrale sinistra e un segno di avulsione dentaria, elementi che hanno sin da subito fatto propendere per una ricostruzione diversa.
Le indagini hanno rapidamente rivelato un complesso quadro di conflittualità familiare. È emerso che l’indagato, spesso incline all’abuso di alcol, aveva rapporti tesi con la sua convivente. La madre, la vittima, prendeva apertamente le parti della nuora, intervenendo in sua difesa, circostanza che avrebbe scatenato le reazioni violente del figlio.
Secondo quanto raccolto, R.B. avrebbe sempre avuto una condotta maltrattante nei confronti della madre, con aggressioni, percosse e violenze quasi quotidiane, generalmente aggravate dall’abuso di sostanze alcoliche. Le testimonianze indicano che la donna aveva persino manifestato il desiderio di tornare in India per timore di essere uccisa, tanto era forte la paura generata dalle condotte del figli
Si ritiene che l’ultima e fatale condotta violenta sia avvenuta circa tre giorni prima del decesso, quando l’indagato avrebbe colpito in modo violento la madre al capo, causandole quelle lesioni che, a distanza di poco meno di due giorni, le avrebbero provocato lo stato comatoso e, infine, la morte.
Le prime conferme alla ricostruzione operata nel decreto di fermo sono arrivate dall’esame esterno del cadavere, che ha evidenziato un “quadro di natura traumatica, polidistrettuale, prevalentemente l’emivolto sinistro”, compatibile con il colpo al capo, ma anche lesioni sugli arti superiori e inferiori, riconducibili a corpi contundenti e riferibili a momenti lesivi diversi. Un’autopsia, che verrà eseguita a breve, chiarirà ulteriormente tutti i punti dal punto di vista medico-legale.
Il decreto di fermo è stato emesso per fronteggiare il concreto pericolo di fuga dell’indagato. Subito dopo la morte della madre, l’uomo avrebbe infatti cercato di sviare i soccorritori sulla natura del malore e, successivamente, avrebbe abbandonato l’abitazione, allontanandosi dalla provincia di Parma per raggiungere un conoscente in una zona distante, nel tentativo di far perdere le proprie tracce.
A carico di R.B. si ipotizza il delitto di omicidio, aggravato per essere stato commesso in occasione di maltrattamenti (art. 572 c.p.), che consistevano in atti abituali di violenza fisica e verbale, disprezzo e umiliazione, tali da imporre un clima di sopruso e vessazione e da causare nella donna un costante timore per la propria incolumità. L’accusa è ulteriormente aggravata dal fatto che il delitto è stato commesso nei confronti di un ascendente.
L’indagato, con la richiesta di convalida del fermo da parte dell’Ufficio, verrà messo a disposizione del Giudice per le Indagini Preliminari (GIP), dinanzi al quale potrà esporre tutti gli elementi a propria discolpa, nel rispetto del principio della presunzione di innocenza. Il GIP valuterà quindi se convalidare il fermo e, in ogni caso, se applicare una misura cautelare.