Parma, i Cuesta dictat: “Segnare, cercare di non subire e avere un’idea di gioco precisa”

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Vi ringrazio molto per la vostra presenza, prima di tutto vi chiedo scusa se a volte non parlo l’italiano giusto, ma volevo ringraziarvi e anche la società, ringraziare il Presidente Kyle J. Krause, ringraziare l’Arsenal per avermi permesso di essere qua e anche Chivu e Pecchia per il lavoro svolto che è sicuro che ci permetterà di avere le basi per quello che abbiamo in testa per creare il presente e il futuro del Parma Calcio‘.

UN ONORE ESSERE QUI

Mi sento veramente onorato di poter fare parte della storia di un grande Club in Italia con presenza internazionale come in questo caso il Parma Calcio. L’ho sentito in un modo molto naturale (la chiamata, nda), sentivo grande fiducia nel momento in cui abbiamo iniziato i rapporti e ho sentito tutto in un modo molto organico. Immagino che sicuramente il discorso dell’età può essere una cosa che sia una sorpresa per tanti, ma è vero che è sempre stato così in tutto il mio percorso, quindi per me l’età è un numero in questo caso, è un dato e il mio passato è stato sempre legato a questa questione qua, quindi, adesso non voglio neanche avere questo in testa come una cosa che sia un alibi, una scusa, io voglio essere valutato solo per il fatto di essere allenatore del Parma e voglio fare sempre il mio meglio perché è stato quello che ho fatto tutta la mia vita. A Parma ho sentito un’energia molto bella, avevo sentito quell’energia già delle prime chiacchierate, nelle prime conversazioni e quando sono arrivato ho trovato gente molto umile, che lavora e con la voglia di farti sentire che sei a casa. Ho sentito anche tante cose belle dell’ambiente che si crea qui al Tardini. Quello che ho sentito dal primo giorno sono tante cose che poi ci piacerebbe vedere in campo, quindi questa voglia di lavorare, questa mentalità, questa solidarietà, sono aspetti che saranno fondamentali nel nostro modo di giocare ma non solo di giocare ma di vivere ogni giorno e di rappresentare al Parma del miglior modo perché è quello che dobbiamo fare’. Da quanto aspettavo un’occasione così? Non me l’aspettavo, ero concentrato sul mio lavoro all’Arsenal, ero veramente felice, ma nel momento in cui è venuta l’opportunità ho sentito che era quella giusta. Ho provato sempre a prepararmi al meglio possibile perché è il mio ruolo, sia come collaboratore sia come primo allenatore, il mio compito come allenatore mi dice che io devo sempre prepararmi al meglio per aiutare i ragazzi che alla fine è l’obiettivo. A volte nella vita arrivano delle occasioni che non ti aspetti, quando magari sei focalizzato su altro. E’ arrivata questa occasione e adesso siamo qui con tanta voglia di continuare il percorso che è già iniziato‘.

L’IDEA DI CARLOS CUESTA

La prima cosa è che non penso sia giusto mettere delle aspettative, perché le aspettative non portano risultati secondo me quello che porta il risultato sono gli standard delle abitudini quotidiane, quindi il nostro focus sarà veramente su quello, e dall’altra parte sull’idea di gioco, la prima cosa che dobbiamo fare è conoscere bene l’ambiente e conoscere bene i calciatori e sicuro che ci saranno certi aspetti che dipendono da noi a livello di organizzazione, proveremo sempre ad avere una squadra organizzata in tutte le fasi, sia difensiva sia offensiva, ad avere certi principi molto chiari, e di là sempre sarà lo stesso, le nostre idee saranno guidate sullo stesso obiettivo che è sfruttare al massimo le risorse che abbiamo, sfruttare al massimo il potenziale dei calciatori che ci saranno e fare il meglio per creare il nostro modo, oltre ad avere un’identità chiara come squadra. Le responsabilità sono diverse, quello che ho provato a fare è sempre stato lo stesso ovvero aggiungere valore, quindi provare a fare del mio meglio per aiutare l’allenatore, per aiutare i ragazzi a esprimere il loro potenziale e aggiungere tutto quello che sapevo. Ora ho cambiato ruolo come ho già fatto in passato, sicuramente la scelta invece di essere influenzata, è stata fatta da me ed è sicuramente questo il cambio più grande. Quello che posso dire è che dobbiamo difendere molto bene e dobbiamo attaccare molto bene, dobbiamo provare a far gol e dobbiamo provare a non prenderne, quindi quello sarà sempre l’obiettivo e sempre punteremo su quella linea, perché nel calcio hai momenti dove attacchi hai momenti dove devi difendere, sempre, qualsiasi partita quindi dobbiamo essere bravi a fare entrambe. Non voglio dire un settore specifico perché non è così, non è una questione di volontà, è una questione di credo. Penso sia una squadra con potenziale e penso che oggi nel calcio bisogna essere completi: hai bisogno di sapere come difendere in blocco basso quando è necessario, saper come pressare alto, devi sapere attaccare quando ci sono spazi, quando non ci sono. Certo che ci saranno certe preferenze ma vogliamo essere una squadra che abbia delle soluzioni per affrontare ogni tipo di contesto, sfruttando al massimo il potenziale dei nostri calciatori perché alla fine attaccano 11, difendono 11, quindi siamo tutti sulla stessa linea con diversi compiti con diversi ruoli, con diverse responsabilità ma nel calcio di oggi sei uno, ovvero sei una squadra quando attacca sei una squadra quando difende; quindi, quello per forza deve essere così e sarà così‘.

LA VISIONE DEL “CLUB PARMA”: PRIMA SQUADRA, SETTORE GIOVANILE E FEMMINILE

Dal primo giorno in cui ci siamo sentiti, abbiamo avuto molta chiarezza su non solo i compiti, ma anche sulla volontà e la visione della società, in questo caso è un progetto di Club e il Club è tutto, non è solo la Prima Squadra Maschile e quindi la nostra intenzione è creare come diceva il Direttore una cultura. E quella cultura si costruisce con gli atteggiamenti quotidiani, noi proveremo a essere uno senza dividerci tra le aree, siamo uno e la mentalità e la filosofia e l’identità del Parma Calcio, provando a ispirare e ad aiutare il più possibile per avere una linea guida per tutti per andare avanti con questa filosofia‘.

IL RAPPORTO CON SQUADRA E CALCIATORI

Quando ho iniziato all’Arsenal avevo 24 anni e c’erano tanti calciatori che magari avevano più anni di me ma, secondo me, i calciatori e le persone cercano sempre la stessa cosa. Per me ci sono due punti fondamentali, uno è capire che sei una buona persona e la seconda è avere il feeling, in modo tale che i calciatori sanno che gli puoi aggiungere qualcosa, che gli puoi aggiungere un valore e quindi si crea un rapporto che sicuramente ti aiuta a far esprimere a ognuno il massimo potenziale, che alla fine è il mio obiettivo. Tutte le valutazioni interne, a livello di singoli, saranno fatte internamente con la società. È assolutamente una squadra con potenziale e con la possibilità di lavorare molto bene‘.

NESSUN MODELLO, MA IMPARO DA TUTTI

Per essere assolutamente sincero io non ho un modello, ma voglio imparare da tutti, voglio imparare costantemente e ho avuto tanti punti di riferimento, è certo che il mio passato, alla fine ho avuto l’opportunità di essere in Spagna, in Italia per un breve periodo anche in Inghilterra, soprattutto con Arteta. In questo caso, mi ha aiutato tanto a creare certe idee, ma come dico io voglio imparare da tutti, non solo del calcio, ma anche di altri sport e avere l’opportunità di migliorarmi e dall’altra parte mettere a disposizione dei calciatori delle possibilità per svilupparsi‘.

LA SERIE A

La Serie A è un campionato con tanti calciatori bravi, con tanti allenatori bravi, con una ricchezza incredibile, quindi una sfida veramente bella. Noi avremo un’identità chiara, una linea guida ma nel calcio hai bisogno di essere versatile, di avere della flessibilità e di avere soluzioni per diversi contesti quindi quello farà parte di quello che saremo noi. Per forza poi gli avversari ci metteranno in difficoltà e noi di là dobbiamo essere bravi a trovare le soluzioni giuste e andare su quello che è il nostro calcio preferenziale‘.

IL CALCIO IN SPAGNA E INGHILTERRA

Secondo me il calcio adesso è molto globalizzato, quindi non si può fare una valutazione molto specifica sui Paesi, io provo a imparare da tutti, io provo a estrarre tutto il possibile di quello che ho fatto in Spagna di quello che ho vissuto in Italia, di quello che ho vissuto in Inghilterra e provare ad avere quello che mi possa aiutare a fare meglio i miei compiti e il mio lavoro e poi provare a dare ai ragazzi il massimo di soluzioni possibili. In questo caso non è dal calcio come tale, è sicuramente nel contesto in cui ti trovi e dalla persona con cui ragioni, quindi io ho avuto diverse esperienze, ho avuto l’opportunità di lavorare in Spagna e magari lì si parlava più di certi aspetti, in Italia di altri, quindi il punto è provare a esprimere tutto il massimo possibile costruendo la propria versione che sia il più completa possibile‘.