Rugby Colorno, una giornata di festa rovinata dalla burocrazia

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Ieri, a Colorno, si sarebbe dovuta disputare una partita che per la nostra società e per il nostro pubblico rappresentava molto più di una semplice sfida di Serie C. Una giornata speciale, piena di emozione, attesa e significato.

Era tutto pronto per celebrare tre importanti addii: quelli di Francesco Baroni e Luca Guareschi, due ragazzi cresciuti nelle nostre giovanili e arrivati fino a fine carriera, e quello di Capitan Davide “Veleno” Micconi, che avrebbe dovuto calcare il campo per l’ultima volta insieme al figlio Samuele. Sarebbe stata una prima volta storica per il Rugby Colorno: padre e figlio insieme in campo, in una giornata simbolo di ciò che lo sport dovrebbe essere – famiglia, passione, radici. Purtroppo, però, la partita non si è giocata. La squadra avversaria, i Saviors Cesena, ha rifiutato di scendere in campo per un ritardo di due minuti del medico. Un dettaglio che, in altri tempi e in altri contesti, sarebbe stato superato con spirito sportivo e collaborazione. Ci teniamo a chiarire che l’errore iniziale è stato nostro, per una errata comunicazione sull’orario di inizio. Ce ne assumiamo la responsabilità e ci scusiamo con il pubblico presente. Il medico ha fatto di tutto per raggiungere il campo il prima possibile e, nonostante l’arbitro fosse disponibile a dare il via alla gara, la squadra avversaria ha deciso di non giocare. Un’occasione mancata, per tutti. 

“Il rugby sta cambiando,  ma non sempre in meglio” Commenta il Team Manager Cristian Facente “Un tempo questo sport insegnava il rispetto, la lealtà e il sacrificio. Valori che si vedevano nel modo di lottare insieme, di accettare l’imprevisto, di combattere sempre, fianco a fianco. Oggi, anche nei campionati minori, assistiamo a episodi che stonano con lo spirito originario del rugby: ci si attacca al regolamento, si fa leva su dettagli per ottenere vittorie a tavolino, si dimentica che questo sport è soprattutto una scuola di vita.”

Per noi di Rugby Colorno, ieri non si è perso solo un match: si è persa un’occasione per onorare lo sport. A tutti gli amici, parenti, tifosi e sostenitori che erano presenti, chiediamo scusa. Sappiamo quanto ci teneste a vivere quel momento con noi.. Perché nel più basso livello del rugby italiano, almeno credevamo fino ad oggi, l’importante è darsi battaglia per 80 minuti e bersi una birra insieme al terzo tempo senza preoccuparsi troppo di risultati e tattiche. In un campionato da 12 partite ogni occasione è speciale per chi lavora tutta la settimana aspettando la domenica, per chi finisce il turno di notte e si infila gli scarpini al volo o chi sceglie di passare la sua domenica su un pulmino per quegli 80 minuti.

Il rugby è fatto di uomini, di famiglie, di emozioni. Di padri che sognano di giocare con i propri figli, e di ragazzi che inseguono quel pallone da una vita. È per loro che continueremo a lottare, domenica dopo domenica. Anche quando qualcun altro dimentica cosa significa davvero essere rugbisti.