Per l’assassino di Maria Campai, la donna di origini rumene che abitava a Parma dalla sorella, barbaramente uccisa in un garage di Viadana, è stata disposta la misura cautelare in carcere. Il 17enne è accusato di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione e l’occultamento di cadavere. Mentre a Viadana il personale del Reparto Investigazioni Scientifiche dei Carabinieri di Parma effettuava gli accertamenti tecnici scientifici nei luoghi dove si è consumato il femminicidio, presso il Tribunale per i Minorenni si è svolta l’udienza di convalida del fermo di indiziato di delitto a carico del minore fermato dai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Mantova e della Compagnia Carabinieri di Viadana per l’efferato delitto.
Studiava la morte, studiava come provocarla a mani nude: le tecniche, le modalità; i punti del volto contro i quali sferrare pugni, le aree del capo da colpire, il soffocamento.
Ricerche online frequenti e spasmodiche insieme a quelle relative alle pratiche di sesso estremo. Negli ultimi tempi, il 17enne in carcere con l’accusa di aver premeditato ed eseguito l’omicidio — lo strangolamento come atto finale — di Maria Campai la sera del 19 settembre, un giovedì, a Viadana, ventimila abitanti in provincia di Mantova, nel garage della palazzina della casa di famiglia, aveva riempito il cellulare di video (in aggiunta abbondavano fotografie di svastiche e chat con coetanei dirette a insultare Giulia Cecchettin, uccisa nel 2023 dall’ex fidanzato).
Video secondo la Procura preparatori al massacro della 42enne romena, madre di due figli, separata, che, accompagnata in macchina da un amico, aveva raggiunto il ragazzino previa l’organizzazione dell’appuntamento attraverso i siti di incontri e l’accordo sulla somma da pagare. In quel box c’erano stati dapprima il sesso; quindi la furia letale con una sequenza di pugni al viso devastato forse anche da pesi da bilanciere e con lo strangolamento; infine il cadavere trascinato nel giardino di un’attigua villa abbandonata e lì scoperto giovedì dai carabinieri in seguito alla denuncia di scomparsa della sorella di Maria, che si chiama Roxana.
Quest’ultima per una settimana ha percorso Viadana a piedi, citofonato, chiesto ai passanti, distribuito fotocopie riportanti un primo piano di Maria, dal cui cellulare, prima che l’apparecchio (poi spento dal ragazzino) smettesse di funzionare, aveva ricevuto, proprio quella sera, un messaggio. Nel testo, scritto dal killer, si faceva menzione di una persona «amabile» e del fatto che più tardi avrebbe chiamato un taxi per raggiungere Parma, diretta all’abitazione di Roxana, che alla vista di quella comunicazione si era tranquillizzata andando a dormire. Come si era coricato il ragazzino dopo aver seppellito Maria sotto un tappeto di foglie e arbusti, e aver (invano) pulito il garage dalle macchie ematiche della povera donna.
Lunedì mattina gli specialisti del Ris dei carabinieri ispezioneranno il box per acquisire eventuali elementi aggiuntivi utili a rafforzare quello che appare un già robusto impianto accusatorio. Gli inquirenti sono del resto convinti della totale colpevolezza del 17enne; nello svolgimento dell’inchiesta non hanno ravvisato al momento complicità, ma analisi al riguardo ancora in corso significano che l’ipotesi non viene affatto esclusa.
I video e l’ossessione per il fisico
Quei video di tecniche d’omicidio e pratiche di sesso estremo, il ragazzino non li aveva nemmeno cancellati, sicché per forza, oltre all’omicidio in sé, alla giovanissima età, alla disumana ferocia, inquieta la «gestione» successiva al delitto: ha osservato la personale routine tra la scuola e la palestra sudando agli allenamenti per ingigantire i muscoli e realizzare video da postare con orgoglio sul social «Tik Tok», è rincasato, ha cenato con mamma e papà, è sceso in garage per navigare in pace sul cellulare, è risalito per stendersi a letto… Nelle prime conversazioni coi carabinieri, ha collaborato nella misura in cui ha confermato che il cadavere giaceva nel giardino; appariva perfino impaurito. Forse, l’ennesimo bluff.