Che non ci fosse stata violenza, il medico legale lo aveva stabilito subito, pochi giorni dopo il rinvenimento del cadavere di Alessandra Ollari in quell’area verde abbandonata e incolta tra Via Zoni e Via Picasso.
Anche la relazione autoptica depositata non fa chiarezza sulle cause della morte: nessun segno di violenza, nessuna possibilità di reperire sostanze anomale o velenose nel corpo, data l’assenza di sangue. Corpo che giaceva dove è stato trovato da un tempo compreso tra i sei e i dodici mesi.
Un lasso di tempo compatibile tra la denuncia del compagno, Ermete Piroli, sulla scomparsa della donna, e il ritrovamento dei resti.
Il fascicolo giace in Procura, reato ascritto omicidio, accusa contro ignoti, necessaria per le prove non ripetibili sul cadavere. Restano i dubbi, tra i conti correnti chiusi dalla banca, le amiche non la sentivano da ben prima di giugno, le vicine di casa che non la vedevano da anni.
Ma in fondo, il campo dove è stato trovato non è poi troppo frequentato, nemmeno troppo curato. E’ a un km da casa, distanza fattibile a piedi. Non ci sono segni di violenza.
L’assassino è stato genialmente attento o è solo una tragica morte accidentale di una donna sola, troppo, sola, con una personalità contorta, dopo la cui scomparsi si sono forse accese fin troppe luci?