I prestiti cambializzati potremmo definirli come un “nuovo” prodotto finanziario che oggigiorno le banche concedono in casi più particolari. Sottolineiamo la difficoltà di poter accedere a questo credito, perché seppur esistente, è una soluzione poco conveniente per gli enti di credito.
Prima di approfondire la loro funzionalità, sarebbe bene parlare della storia e di come si sono evoluti nel tempo, comprendendo anche la loro evoluzione in Italia, e le condizioni a cui oggi sono sottoposti (con tutti i vantaggi e rischi del caso).
Cosa sono i prestiti cambializzati in Italia?
I prestiti cambializzati – come si intuisce dal nome – sono dei finanziamenti che vengono garantiti tramite il pagamento (appunto), dalle cosiddette cambiali. Per le banche è una soluzione poco conveniente (almeno economicamente), perché i rischi sono molti.
Le conseguenze sono meramente economiche: i finanziamenti con cambiale vengono approvati a quei debitori che avendo delle difficoltà per accedere al credito (perché magari sono protestati o cattivi pagatori), cercano una alternativa al fine di potersi affidare ad alcuni istituti di credito meno “diffidenti”.
Il termine cambiale nasce negli anni ‘80, quando le forme più comuni (e attuali) di pagamento non esistevano ancora oggi. La cambiale non è altro che un titolo di credito (anche esecutivo), che comprova l’esistenza di un credito oppure di un debito.
In realtà oggigiorno, la cambiale è stata “largamente superata” dagli assegni postatati”, che verosimilmente funzionano allo stesso modo: rinviare il pagamento di un debitore e applicare l’esecuzione forzata relativamente al recupero del debito in caso di soggetto ritenuto inadempiente.
La caratteristica principale dei prestiti cambializzati, sta nella possibilità di concedere del credito senza eccessive verifiche preliminari, visto e considerato che le banche mettono in conto di avere a che fare con un soggetto molto probabilmente “cattivo pagatore e protestato”.
Questa tipologia di finanziamento appartiene alla categoria di quelli “personali non finalizzati”, dunque è possibile far richiesta ottenendo un credito per le proprie finalità, senza dover specificare la motivazione e la sua destinazione.
Visto e considerato che i metodi e i prodotti finanziari sono variati negli anni, e che dagli anni ’80 ad oggi l’evoluzione è stata sostanziale ed evidente, le banche potrebbero rifiutare più facilmente un prestito cambializzato, preferendo possibilmente altre alternative “come il garante o la richiesta di garanzie reali”.
Chi ha accesso ad un prestito cambializzato nel 2023?
Abbiamo appurato che il prestito cambializzato è una formula particolare di credito che non può essere garantita a chiunque, ma soltanto a determinati soggetti che hanno difficoltà finanziarie e che vorrebbero trovare una soluzione per accedere alla liquidità.
Premettendo che i finanziamenti cambializzati vengono concessi a chi ha la cittadinanza italiana e a chi possiede un’età anagrafica da 18 a massimo 70 anni (salvo alcuni rari casi in cui si raggiunge la soglia degli 80), ecco le categorie più comuni che potrebbero farne richiesta:
- Liberi professionisti e lavoratori autonomi: pur non avendo nessuna segnalazione al CRIF, i soggetti in questione potrebbero richiedere i prestiti cambializzati proprio per via della loro “scarsa affidabilità”, in assenza di un reddito fisso e garantito. Anche per questo, le banche potrebbero obbligare a sottoscrivere una polizza sulla vita.
- Lavoratori dipendenti: anche se il loro contratto può risultare una ancora di salvezza, lo stesso non si direbbe per la loro affidabilità. In questi casi, gli enti di credito potrebbero richiedere come garanzia il TFR.
- Soggetti pensionati: comprovando il loro cedolino di un ente previdenziale e governativo, l’unico limite per loro potrebbe essere l’età anagrafica, che generalmente è consentita fino ad un massimo di 70 anni.
- Precari, disoccupati e neo assunti: viste le categorie sensibili di cui parliamo, per loro (nessuno escluso), è prevista una polizza per la vita obbligatoria, e un garante che possa tutelare l’ente di credito in caso di insolvenza creditizia. In alternativa, è possibile garantire il pagamento mettendo in pegno un proprio immobile.
Il prestito cambializzato si basa su delle valutazioni complessive e comuni, che sono di tipo reddituale e personale: le banche si accertano che il richiedente non abbia altri prestiti in corso, e nel caso avvalersi della possibilità di bocciare la pratica o stabilire un importo massimo da non poter eccedere come concessione creditizia.
Il pagamento di un finanziamento cambializzato viene stabilito (generalmente e salvo imprevisti), in dieci giorni lavorativi.
Così come ogni ulteriore prestito, anche quello con cambiale può essere estinto anticipatamente. Va detto in ogni caso, che è bene appurare questa scelta sulla base della convenienza economica, infatti anche questa mossa potrebbe avere delle conseguenze positive e/o negative (dipende dai risultati emersi dal conteggio estintivo rilasciato dalla banca).
Dato che i prestiti cambializzati hanno molti rischi (per il creditore e il debitore), è importante valutare se si ha realmente la capacità di estinguere il debito, prima di creare una situazione di sovraindebimento tale, da ritrovarsi nei guai tanto da non avere più liquidità necessaria per sostentarsi.
Dopo aver visto insieme la storia e l’evoluzione dei prestiti cambializzati in Italia, non possiamo non consigliarvi di approfondire il tema leggendo questo blog di settore.